Cronaca
25 Giugno 2012
Sul profilo di un gruppo pro poliziotti Federico paragonato a un maiale

Commenti choc su Fb contro la madre di Aldrovandi

di Marco Zavagli | 3 min

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Un “cucciolo di maiale”. Così qualcuno sul profilo di un gruppo facebook ha definito un ragazzo morto a 18 anni, rimasto ucciso al termine di una violenta colluttazione con quattro poliziotti. Quei quattro poliziotti sono stati condannati il 21 giugno in via definitiva dalla Cassazione a tre anni e mezzo.

Per qualcuno però la storia è andata diversamente. Le vittime sono gli agenti. Il carnefice la madre di Federico, Patrizia Moretti, rea di non essersi rassegnata alla prima versione ufficiale che parlava di morte per malore. Quel qualcuno ha tanti nomi. Sul profilo di “Prima Difesa Due” se ne contano a decine. Forse più.

Uno in particolare però riesce a scrivere parole di un odio e di uno sprezzo per ogni senso umano che toccano nel profondo. Il post è scritto dall’utente che si firma “Sergio Bandoli”, che se la prende con Patrizia Moretti, scrivendo testualmente: “La “madre” se avesse saputo fare la madre, non avrebbe allevato un “cucciolo di maiale”, ma un uomo!”. Il post è stato pubblicato in seguito alla dichiarazione dell’amministratrice del gruppo, Simona Cenni, che è anche presidente di Prima Difesa, associazione che offre tutela giuridica ad appartenenti delle forze dell’ordine e delle forze armate. Anche a scapito dei pronunciamenti della Suprema Corte. Simona Celli era presente ai processi Aldrovandi in Appello e Cassazione. Nell’ultimo grado di giudizio riuscì anche a schierare il noto avvocato Niccolò Ghedini, legale di Silvio Berlusconi, tra le file del collegio difensivo.

Al termine del pronunciamento anticipò che, sicura dell’innocenza dei quattro agenti, avrebbe fatto ricorso alla Corte europea di Strasburgo. Nell’attesa ha pensato bene di prendere una posizione, tutt’altro che pacata, contro un’intervista di Patrizia Moretti: “Avete sentito la mamma di Aldrovandi… fermate questo scempio per dio… vuole che i 4 poliziotti vadano in carcere… io sono una bestiaaaaa”.

Uno dei primi a rispondere all’appello è stato questo Bandoli. Poi nella conversazione si è inserito anche Paolo Forlani, uno dei quattro agenti condannati per omicidio colposo. “Che faccia da culo che aveva sul tg – scrive a proposito della madre di Federico -… una falsa e ipocrita… spero che i soldi che ha avuto ingiustamente (il risarcimento da parte dello Stato, ndr) possa non goderseli come vorrebbe… adesso non sto più zitto dico quello che penso e scarico la rabbia di sette anni di ingiustizie…”.

Forlani (che già aveva querelato la Moretti per diffamazione, causa poi archiviata – leggi) non tocca l’argomento del figlio, anzi, premette di avere “massimo rispetto per Federico”. Ma sui genitori si scaglia senza alcun rispetto: “[…] noi paghiamo per le colpe di una famiglia che pur sapendo dei problemi del proprio figlio non hanno fatto niente per aiutarlo e stiamo pagando per gli errori dei genitori”.

La conversazione, una volta scoppiato il caso sui social network e quindi ripreso dal Fatto Quotidiano.it, è stato rimosso nella serata di ieri.

Nel frattempo, nel pomeriggio, la Moretti aveva già depositato querela per diffamazione nei confronti dello stesso Forlani, dell’utente Sergio Bandoli e della Cenni.

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